Un gioco pericoloso

El Fuego, la locanda più famosa di tutta Toledo a quel tempo. Le risate e le chiacchiere dei clienti riempivano l’ambiente illuminato da lampade a gas, i sapori della cucina infestavano il posto senza volerlo lasciare un istante, allo stesso tempo invitante e fastidioso… E poi c’era quel ragazzo, tanto affascinante quanto pieno di se…

Lo guardai, lo guardai insistentemente, come volessi farmi scoprire da lui; purtroppo quel ragazzo era troppo impegnato ad attirare gli sguardi altrui e non si preoccupè minimamente di me. Alzai un sopracciglio e sorrisi beffardamente pensando che fosse il classico bullo di provincia, che andava in giro soltanto per cercare risse e passioni di ogni sorta…

Nello stesso momento quell’hijo de puta si girò e mi fissò…

Non dimenticherò mai il suo sguardo ne il suo sorriso in quel momento, beffardo e sicuro di se, mi stava sfidando, mi invitava ad accogliere il gioco che quella sera aveva deciso di mettere in atto… Sapevo che Camila ci stava guardando, sapevo che sebbene non ci fossero mai state parole al riguardo tra di noi, lei sapesse benissimo cosa io fossi e cosa stavo pensando in quel momento… La mia Camila che era più intelligente e sveglia di molti altri adulti saccenti insegnanti.

Sapevo che mi stava chiamando, sebbene percepissi un lieve e distante sussurro…

“Vi prego Señora il cibo è buono e il luogo di compagnia, possiamo festeggiare stasera? Forse non sa cosa sta facendo perchè ubriaco…”

Il tono quasi supplichevole che non le apparteneva mi costrinse a voltarmi e guardarla.

“Tranquilla niña, stasera non accadrà nulla che non vorrai…”

Mentre ponevo una carezza sulla liscia guancia di Camila sapevo che quel ragazzo ci stava guardando. Decisi di ignorarlo per il momento, anche se la cosa mi costava fatica, l’avevo promesso a Camila.

La serata proseguì tra pietanze calde e bevande gelide, lentamente le chiacchiere si affievolirono per lasciare il posto a una piacevole musica suonata da un altrettanto piacevole chitarrista soltiario… Uno dopo l’altro i clienti si alzarono e iniziarono a partecipare con un ballo frizzante e allegro.

E per quanto il palcoscenico mi appartenesse in un tempo ormai perduto non avevo mai sentito una musica così travolgente e ritmica, e preferì lasciare che Camila si esibisse da sola in quella danza allegra…

Quanto era bella mentre si alzava dal tavolo con il suo vestito di sete nuove provenienti dalle mie terre, era elegante e raffinata, ma le restava quel pizzico di innata spensieratezza che è propria delle giovani ragazze. Si unì agli altri ballerini, come se sapesse a memoria i passi di quella danza, come se l’avesse sempre ballata. Rideva la mia Camila come non faceva da moltissimo tempo, tanto che ormai non lo ricordava più. Il volto illuminato dal sudore e dalla gioia le conferiva un’età ben lontana da quella che aveva, e di sottocchio veniva ammirata dai ragazzi e dagli uomini, sebbene il loro fosse un interesse diverso da quello carnale… La osservavo dal nostro tavolo, e forse un lieve sorriso nacque anche sul mio volto di immortale per quanto irradiasse felicità.

Ma in quel momento mi accorsi di aver fatto trapelare fin troppo di me, quando il mio sguardo si posò casualmente sul ragazzo con le gambe incrociate sul tavolo… Quel mortale mi stava osservando ridendo, un lampo negli occhi che seganva la sua vittoria.

Per sua fortuna il suo unico peccato era l’eccessiva vanità, altrimenti non gli avrei fatto passare quel sorriso vittorioso nei miei confronti…

Nessun mortale posava il suo sguardo su di me per un tempo così prolungato, trovavano sempre qualcosa di inquietante nel mio volto, troppo liscio e perfetto… Troppo somigliante alle bambole di porcellana che arrivavano con i carichi delle navi, i loro occhi aperti fissi su un punto non precisato…

E invece questo particolare mortale addirittura si permetteva di sorridermi e invitarmi al suo tavolo… Quale insolenza. Mi insinuai di nuovo nella sua mente, e sorrisi della sua ingenuità. Nessuna donna gli aveva mai resistito fino al tal punto, cadevano ai suoi piedi al primo sguardo. Gli risi in faccia, sfidandolo a mia volta, stando ben attenta a non mostrare troppo i canini appuntiti.

Il suo sguardo mutò improvvisamente, si fece più serio, quasi indispettito… E io risi ancora più forte… Non si capacitava che una donna potesse resistergli…

Era insolente e maleducato, ma era terribilmente coraggioso e sicuro di se, che mi incuriosiva…

Ma il gioco era iniziato e non gli avrei dato la soddisfazione di vincere, questa volta aveva sfidato la donna sbagliata. Mi voltai di nuovo, dandogli un ulteriore smacco, e riportai la mia totale attenzione su Camila e la sua danza.

Quando terminò era sudata e accaldata, il cuore le batteva talmente forte che temevo di impazzire nel sentire quel ritmo frenetico…

“Dovresti riposare niña… Ordina pure qualcos’altro da bere, la notte è ancora giovane.”

Mi guardò con ancora un lieve sorriso sulle labbra.

“Vi ringrazio Señora siete troppo buona con me…”

“Lo sono con chi se lo merita Camila e tu sei intelligente e capace” Le risposi sorridendo.

Lei mi abbracciò teneramente, poi bevve d’un fiato il bicchiere di latte che la cameriera le aveva portato.

Stavamo parlando di come sarebbe avvenuta la sua istruzione quando percepì un movimento dietro di me. Sorrisi prima di voltarmi, sapevo che, alla fine, non avrebbe resistito.

A quel punto mi alzai e mi voltai verso di lui

“Perdonate Caballeros ma si è fatto tardi, e poi… Non parliamo con gli sconosciuti…” Mi voltai verso Camila facendole un lieve segno di seguirmi. Lei si alzò e raggiunse il mio fianco sinistro, dandomi la mano.

“Iadiós!” Con Camila al mio fianco mi diressi verso l’uscita.

L’uomo si voltò, ma non poteva rincorrermi, avrebbe ceduto al suo stesso gioco.

“Iadiós Señora lo negate a voi stessa, ma tornerete qui per cercarmi…”

Alzai un sopracciglio alle sue parole, sebbene nell’intimo sorridevo, purtroppo aveva ragione. Tutti noi sappiamo che quando un mortale desta le nostre curiosità non possiamo fare a meno di continuare a cercarlo, e divertirci con lui o lei che sia.

Tuttavia gli insegnamenti della Madre erano ancora troppo vivi in me, e ancora faticavo a comportarmi diversamente, dopo tutto ero stata una Geisha, e alla fine, lo sarei stata per sempre…

Mi voltai e lasciai El fuego alle mie spalle…

Il gioco era cominciato, e sarebbe durato per molto, molto tempo…

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