… Quella notte dormì, non potei farne a meno, come allora anche oggi. La nascita di un nuovo giorno è una dolce ninna nanna che culla i cuori dannati come i miei… Chi non lo fece forse fu quel giovane mortale, che tanto era stato sfrontato. Voleva andarsene, glielo lessi negli occhi, ma qualcosa lo tratteneva nelle mura di casa mia, come un legame troppo recente da poter essere spezzato… Fino a quel momento ero stata ben attenta a non mostrare quello che realmente sono, ma portando in casa quel giovane commisi un’imprudenza che mi sarebbe costata la non vita.
Non avevo molte scelte, e le idee erano altrettanto restie a nascere… Potevo cacciarlo dalla casa, e avrei potuto prendere la prima nave della notte per un’altra meta ignota, che feci tempo addietro quando fui lasciata dal mio sire. Sicuramente sarebbe impazzito per le troppe domande che il suo essere mortale non avrebbe potuto sopportare. Oppure avrei potuto sperare che i suoi ricordi con il tempo si offuscassero fino a morire…
L’alternativa era ucciderlo… Oppure…
Non volevo pensarci, e poi non era sicuro che io potessi donargli quello che il mio Sire mi aveva dato…
Scoprì di essere terribilmente confusa.
In quel momento desiderai ardentemente avere al mio fianco Hoshiko, che avrebbe potuto indicarmi il modo migliore di risolvere questa situazione.
Mi svegliai ancora che l’aurora era visibile e incendiava l’orizzonte, come se il sole lottasse contro il sorgere della temuta notte. Prima di sollevarmi ascoltai attentamente i rumori della casa, e aggrottai la fronte quando non sentì alcun suono provenire dalle stanze ai piani superiori… Mi alzai e mi diressi verso il salotto, con in mente la decisione di doverlo uccidere, per il bene di Camila e per la mia sopravvivenza…
Tuttavia il sangue nelle vene martellava in modo insolito a quel pensiero…
Osservai la casa, il suo silenzio, quasi provavo fastidio, tutto era immoto, come se l’abitazione fosse un universo che collassasse su se stesso. Camila era seduta sul divano, il camino acceso sebbene la primavera si apprestasse a farci visita. In grembo un libro abbandonato, la cui sorte era quella di non essere mai letto. Ogni tanto voltava lo sguardo verso la finestra, come se attendesse qualcuno.
“Buonasera Camila” Le dissi con un filo di voce. Lei si voltò lentamente, un sorriso misto alle lacrime.
“Señora, non temete, ha detto che tornerò prima del tramonto, so che lo farà…” Mi avvicinai a lei, e le sfiorai i soffici capelli neri. Poi, mentre guardavo i suoi occhi che mi pregavano di essere clemente, qualcosa in me si ruppe…
“Non temere tesoro, voglio solo parlargli.” Le sorrisi, e lei ricambiò con il più dolce dei sorrisi.
“Ora va… Sta arrivando.”
Camila si allontanò, una speranza nel cuore, sicura che avrei mantenuto la promessa fatta.
A breve quel mortale avrebbe voltando l’angolo verso l’antro di casa mia, potevo leggergli la mente, una babilonia di pensieri… Uscì dalla casa, per attenderlo sul viale esterno.
Si accorse della mia presenza solo all’ultimo momento. Voleva scappare, lontano da me, lontano da quella che ero; non potevo dargli torto… Indietreggiò…
… “E te ne vai via così, senza nemmeno sapere cosa voglio dirti Esteban?”… Osservai la sua reazione alle mie parole, sembrava impietrito, forse il tono che avevo usato riuscì fin troppo canzonatorio… Mi piaceva leggergli il terrore negli occhi…
“Entra.”
Non attesi una sua reazione ed entrai in casa e presi posto sul divano di fronte al camino che ormai era spento.
Poco dopo lo vidi entrare sebbene provasse un terrore infinito non poteva farne a meno. Lo sguardo che cercava qualcuno che potesse salvarlo…
… “Se ti stai chiedendo perchè non ti ho ancora ucciso, sappi che la risposta è che ancora non ho deciso se voglio o meno farlo.”
Sorrisi, non potendo fare a meno di leggere i suoi pensieri… Decisi così di divertirmi un pò con lui e la sua fragilità mentale. Così mi insinuai nella sua mente, e gli sussurrai:
“Leggo i tuoi pensieri Esteban, non puoi nascondermi nulla.”
A quel punto il velo gli si aprì. Se prima pensava ad un modo per poter uscire indenne dal guaio in cui si era cacciato, ora sapeva che non aveva scampo…
“No, in effetti non puoi mentirmi.”
Sentì la sua mente sciogliersi piano piano al mio volere, ora sul volto non aveva più quell’aria da sbruffone che tanto lo caratterizzava.
Soppesai il da farsi… Nella mente avevo solo gli occhi di Camila che mi supplicavano di essere buona anche con lui.
Così decisi, se dovevo salvarlo, gli avrei prima fatto rivivere tutto dal principio, a costo della sua stabilità mentale. Non vi erano mezzi termini per dire cosa ero e come lo ero diventata, così lo feci nella maniera più diretta possibile. E lì dove le parole non potevano esprimere a dovere quello che avevo provato, decisi di inondarlo di immagini così intense che chiunque altro mi avrebbe pregato di smetterla.
Non trascurai nemmeno di spiegargli l’incontro con l’altro vampiro, quello che aveva ucciso la sua “compagnia” la scorsa notte. Gli spiegai che tra di Noi potevano esserci creature tanto malvagie che non avrebbero pensato due volte ad attaccarlo senza motivo. Era solo la legge del più forte…
Durante quella lunga notte non mi nutrì, non ne avevo avuto il tempo, ero vulnerabile, e forse fu per quello che raccontai tutta la mia storia a Esteban. Cose che non avevo mai confessato a nessuno, ora appartenevano ad un perfetto sconosciuto che aveva avuto la sfrontatezza di curiosare tra le mie cose… E fu in quel momento che capì quanto l’eternità vissuta in solitudine, poteva essere insopportabile. Gli parlai, pensando al mio Hoshiko, che mai era stato così accomodante dopo avermi condotta in questo mondo di tenebra…
“Quando la vita così come tu la conosci, mi abbandonò, sentii ogni più piccola fibra del mio corpo ardere come se mille soli stessero bruciandola e, ad ogni istante che passava, sentivo la mia vita uscire dal mio corpo, urlandomi la sua indignazione per averla abbandonata, il suo rammarico per il tradimento che l’esistenza che da li a poco avrei condotto, rappresentava per tutto ciò che ero stata fino ad allora. Urlai, ma i miei polmoni non avevano più aria e ciò che uscì dalle mie labbra, fu un aggiacciante rantolo, un urlo muto ed angosciato che strziava ciò che rimaneva della mia anima. Poi morii e sentii il freddo impossessarsi del mio corpo, scacciare quei mille soli che non avrei mai più rivisto se non quando fossi morta veramente. La mia vita era ormai lontana, perduta nell’oblio della maledizione che ormai incarnavo.”
Fu liberatorio per me, avevo parlato senza nemmeno guardarlo negli occhi, cercando luoghi e immagini che ormai erano troppo lontani per riviverli.
Quando terminai alzai il volto per osservare la reazione alla mia Storia, al mio Oriente, e mi sorpresi nel vedere delle lacrime calde e salate che gli solcavano il viso… Non mi spiegai come potesse quel mortale provare così tanto dolore e capire quello che avevo passato fino a quel momento… Era partecipe della mia sofferenza e della solitudine.
Camila, come sempre aveva ragione. Non potevo tornare indietro, e per quanto all’inizio fosse stato tremendamente insolente, ora era davanti a me, piangeva per me, condividendo con me tutto quanto.
Mi alzai e mi diressi verso di lui. Mi chinai e con la mia mano fredda da vampiro asciugai le sue lacrime. Non ricordavo più cosa si provava ad avere lacrime vere, e istintivamente ne assaporai il gusto.
“Io non posso più farlo Esteban, se non con del sangue.. fallo tu per me.. piangi anche per me… vuoi?”
Non poteva rispondere, tutte quelle emozioni in una volta sola erano davvero troppe anche per uno come lui… Tuttavia annuì alla mia domanda.
Da quella Notte passarono sei mesi, nei quali vivemmo insieme, non voleva lasciarmi, come se a modo suo volesse proteggermi.
Nemmeno con Camila potevo vantare di quella totale intimità, sebbene mai una volta abbia osato toccarmi come toccava le altre donne. Forse aveva ancora una sorta di timore. Chi lo sa…
Non sapevo perchè quella notte gli feci tante confidenze, come del resto le notti successive, e dopo tutto non volevo cercarne il motivo, e nemmeno lui… Ci bastava passeggiare e chiacchierare, l’uno a fianco all’altra. Tuttavia, non potevo essere sicura di lui come lo ero per Camila. Così gli proposi di bere ogni tre giorni il mio sangue. All’inzio era riluttante all’idea, ma non appena vide la prima goccia della mia vitae fuoriuscire da una piccola ferita, tutti i suoi dubbi si sciolsero come ghiaccio sotto il sole. Era preda di un’estasi che nemmeno lui riusciva a descrivere. Ogni cellula del suo corpo ricordava la sensazione che provò al tocco del mio sangue sulla ferita aperta, gridando a gran voce di volerne ancora…
Da quella notte la sua sete si sarebbe placata solo con il mio sangue…
Da quella notte Esteban camminò a metà tra due vite, metà umano, metà vampiro, senza per questo viverne appieno una.
Da quella notte divenne qualcosa di più che un servo fedele. Divenne un compagno con cui poter condividere qualcosa che andava ben oltre l’apparenza di una Bambola di Porcellana.
Fino a quando la sorte decise per Noi.
Continua…